sabato 15 ottobre 2005

CONVEGNO - SIRACUSA - CARO HILLMAN... OLTRE FREUD E JUNG

Caro Hillman... oltre Freud e Jung


 Venticinque scambi epistolari con J.Hillman
padre della Psicologia Archetipica



venerdì 14 ottobre 2005 -
 Ex Convento del Ritiro, Via Mirabella 29-31,Siracusa

H.17.00


PROGRAMMA

Dott. Fulvio Giardina
Presidente Ordine degli Psicologi della Regione Siciliana
saluti
 
Prof.ssa Lucia Arsì
Presidente Centro Culturale Epicarmo
Prolusione
 
Dott. Luigi Turinese
Medico,Psicologo analista, membro ordinario dell'AIPA, saggista( Roma)
...ma é necessario separarsi?
 
Dott. Riccardo Mondo
Psicoterapeuta, psicologo analista, membro ordinario dell'AIPA, saggista ( Catania)
...la separazione é una cura
 
E' presente il Maestro Manlio Sgalambro, filosofo
 
Rita Abela, attrice
...voce poetante
Interventi
Intervista a Lucia Arsì,presidente del Centro Culturale Epicarmo, su J.Hillman

Venerdì 14 ottobre alle ore 17.00 nel salone dell’ex Convento del Ritiro, il Centro Culturale Epicarmo parlerà di Hillman, padre della Psicologia Archetipica. Alla prof. Lucia Arsì chiediamo una riflessione sul filosofo J.Hillman.
- Noi del Centro Epicarmo sostiamo su Hillman perché riteniamo che sia la voce più autorevole della contemporaneità e sappia dare chiarezza agli intrighi esistenziali.
D: Quale il “Pensiero” di J.Hillman?
-E’ un pensiero “distorto” rispetto alla matrice junghiana ed è un Pensiero del cuore e dell’Immaginazione. Il pensiero forte, lineare, cartesiano, tirannico, non convince più; siamo sazi di guerra, di violenza, di soprusi; siamo stanchi di adorare il dio della reificazione. Il filosofo, sulla scia vichiana degli Universali fantastici e tornando ad Agostino, suggerisce il Pensiero Immaginale, quell’immagine nucleare, fondante, primaria  che l’Intelligenza attiva fomenta grazie al concorso della Volontà,della Intelligenza critica e dell’Amore. E sono quelle Immagini primarie che la mente poetante dei Greci hanno personizzato nei Miti.
D: Ogni mito rappresenta l’origine?
- Ogni mito o variante del mito, a chi sappia deletteralizzare, suggerisce la chiave di lettura della realtà psichica.
D: Quale mito è rappresentativo dell’Oggi?
- Il mito del forzuto Ercole, dell’Io tirannico e irrispettoso della pluralità, è in declino.Il mito di oggi è altro. Gli invisibili che agiscono, oggi, sono Marte e Afrodite,il fascino della guerra che può essere sedata solamente da immagini belle(Afrodite).Bellezza e giustizia possono salvarci.
D:Il globale, il gigantesco, piace a Hillman?
- I titani furono annientati da Zeus perché osteggiavano l’ordine, il Kosmos. E Kosmos significa ordine, misura. Solo il “piccolo” è bello, perché è a misura d’uomo. La convivenza è Rispetto dell’altro, conoscenza dell’anima dell’altro, e l’anima è l’intima natura eco-psichica dell’uomo sulla terra.
D: Hillman è un patriarca?
- No, Hillman non accetta la coscienza egoica, al maschile; la coscienza é bisessuale, ermafrodita, coscienza  completa del femminile, la sola che permette di guardare oltre il visibile, nella direzione inferiore,fisica,mariana,verso thanatos, che rappresenta il limite, la fine, per poi tornare. Le“persone” di Alcesti, Antigone, di Psiche disvelano questo processo coscienziale.Ma chi se non la madre avverte la Vita che è inizio e fine, nel momento in cui dà inizio ad una vita che sicuramente finirà?
D: il filosofo Hillman come pensa la città?
- Una città bella e giusta e quindi ordinata, sensibile alla Memoria storica, che sa indicare il Popolo che abita la psiche cittadina(violenza,amore,paura, vergogna, gioia); una città vera deve appellarsi a sofrosyne per l’equilibrio dei ruoli, a Hestia che salvaguardi il comune, che è il centro di ogni luogo mentale e fisico, e rigettare nichilismo e narcisismi.
D:Condivide il politeismo di Hillman?
- Hillman è un politeista dal punto di vista psicologico e non teologico e questo lo condivido.
D: Il filosofo Manlio Sgalambro è presente nel saggio Caro Hillman…
-Il Maestro, nel saggio “Caro Hillman…”,in cui 25 Intelligenze Italiane hanno condiviso o rigettato idee di Hillman, riflettendo sull’uomo nella contemporaneità, ha inserito una Poesia “sul Vecchio” e Hillman ha così risposto:la vita non sottoposta ad esame è proprio quella che è degna di essere vissuta e Lei ha convalidato il mio pensiero scrivendo:la bellezza del vivere per nessuno scopo, del vivere per vivere. Posso incontrarla un giorno nel suo caffè preferito?
Quanta bellezza nelle parole di Entrambi!
D: Il saggio “caro Hillman… è curato da due analisti?
- Si, due insigni professionisti della psiche: il dott. Luigi Turinese, romano, e il dott. Riccardo Mondo, catanese, che hanno saputo tessere una fitta ragnatela epistolare, di amicizia e di incontro(hanno presentato Hillman  al Monastero dei Benedettini,Università di Catania, facoltà di lettere e filosofia,nell’ottobre del 2001, dibattendo il tema : Lo psicologo come protagonista nei processi di trasformazione culturale). L’obiettivo dei due saggisti è quello di dare un contributo alla psicologia, partendo dall'Idea di un saggio pluralista”. Una immagine incarnatasi  nella molteplicità.
D: Un augurio: In bocca al…
- Ai daimones, per rimanere in tema,oppure “Ad afannes…,per dire come Epicarmo.

                                  VEDI CENTRO CULTURALE EPICARMO      

Caro Hillman... oltre Freud e Jung


PROGRAMMA

Dott. Fulvio Giardina

Presidente Ordine degli Psicologi della Regione Siciliana
saluti

Prof.ssa Lucia Arsì
Presidente Centro Culturale Epicarmo
Prolusione

Dott. Luigi Turinese
Medico,Psicologo analista, membro ordinario dell'AIPA, saggista( Roma)
...ma é necessario separarsi?

Dott. Riccardo Mondo
Psicoterapeuta, psicologo analista, membro ordinario dell'AIPA, saggista ( Catania)
...la separazione é una cura

E' presente il Maestro Manlio Sgalambro, filosofo

Rita Abela, attrice
...voce poetante

sabato 1 ottobre 2005

Caro Hillman: la recensione di Lilia di Rosa


Una conversazione fa cambiare direzione alle cose. E per ogni conversazione esiste un “verso”, un rovescio, un lato opposto. Io credo che sia proprio questo verso, questo esporre la visione opposta, il compito del nostro parlare….”

A cura di Luigi Turinese e Riccardo Mondo
Non credo ci sia forma migliore per aderire a questa affermazione di Hillman dello stile epistolare scelto da Riccardo Mondo e Luigi Turinese per dialogare proprio con lui, e con le diverse facce che ogni voce gli attribuisce: Maestro, Traditore, Eretico, Bricoleur…: Caro Hillman, edito da Borihghieri, è infatti un dialogo a più voci tra domande, riflessioni e commenti che diverse figure della psicologia analitica e della cultura italiana – artisti, filosofi – gli pongono direttamente sulla sua visione della psicologia, che è poi una visione del mondo e della vita. Ogni lettera racchiude il pensiero e la personalità di chi la scrive, rendendo più vivace ed acuta la risposta, e ancor più viva e dinamica la sua psicologia, che lungi dal proporsi come sistema ideologico, intende dialogare con la pluralità dei punti di vista, con i suoi oppositori così come con i suoi estimatori. Del resto, nulla del pensiero di J. Hillman ha a che fare con posizioni preordinate, se non quella di rimanere fedele a se stesso rispondendo con i sentimenti che ogni domanda o ogni dissenso gli suscita, con le immagini che le stesse gli evocano, più che un fornire spiegazioni razionali o motivazioni difensive. L’unica spiegazione possibile, e che credo dovrebbe rimanere sempre presente in chiunque accosti la sua opera, è forse rintracciabile in quella metafora delle perle riportata nella sua prima lettera: “…Perché la psicologia per me è aprire le ostriche e pulire le perle, cioè recuperare e portare alla luce e indossare quotidianamente la vita dell’immaginazione, che non può redimere la tragedia, non lenire la sofferenza, ma può arricchirle e renderle più tollerabili, interessanti e preziose”. Con questa affermazione Hillman spiega non solo la sua difficoltà ad intendersi con il mondo accademico, ma racchiude il senso più profondo e più vitale del suo mondo che non può essere colto se non come dono di bellezza e non come sistema teorico cui ricondursi per rimanerne soffocato, nemmeno quello della psicologia analitica cui si è soliti avvicinarlo. Del resto, è questa libertà di “infilare le perle” ognuno a modo proprio l’aspetto più intrinseco alla matrice junghiana, a quel processo di individuazione che dovrebbe condurre ogni uomo ad incarnare perfettamente sé stesso. Inoltre, con le stesse parole, risponde inequivocabilmente a chi, preoccupato, teme che in tanta bellezza si possa smarrire il senso del tragico, o quanto meno se ne possa perdere in profondità e spessore (A. Romano).Certo non è facile accostare il metodo mercuriale di Hillman, che non vuole stare da qualche parte a combattere, ma seguire un sentiero nel groviglio della psiche… nelle sue profondità ancestrali dove la bile nera della malinconia non è sostanza fisica ma umore dell’anima che può essere migliorata con musica e parole indirizzate agli dei planetari (risposta a M. Trevi e M. Migliorati).
Pertanto il libro si presenta come un dialogo serrato tra le due forme del pensare: il pensare indirizzato, e il sognare e fantasticare, intercalato dai brevi quanto accurati commenti dei due curatori che, nell’intenzione di mantenere un’unità generale e un‘integrazione di senso tra le più voci, assolvono ai compiti dell’Io, alle sue capacità di unificare e sintetizzare, forse cercando di mantenere accesa quella “lanterna magica” che Giovanni Rocci nella sua lettera auspica come necessaria per non perdersi nell’abisso dell’immaginazione.
Infine, se il testo offre la possibilità di attingere alla “creativa distorsione” che Hillman ha fatto dell’opera junghiana, è pure vero che il pensiero originario, si ritrova attraverso questo scambio di ammirate riflessioni critiche, quanto mai rivitalizzato e ringiovanito, in virtù di quel principio secondo il quale ciò che vive è sempre sottoposto a tradimenti e revisioni e, proprio per questo, capace di attivare bellezza e fantasia.
Per concludere, un sincero ringraziamento ai due curatori di questo libro che da perfetti gentiluomini siciliani, spinti dall’audacia del loro daimon, hanno attraversato l’oceano di una non certo facile avventura letteraria, regalando alla psicologia un ricco contributo tutto siciliano, dal ritratto in copertina di F.Battiato, a quella strofa conclusiva di Manlio Sgalambro che nella bellezza del vivere per nessuno scopo, nel vivere per vivere trova forse la più densa celebrazione del pensiero hillmaniano.

Recensito su Psicologi & Psicologia in Sicilia, anno VIII, n° 3, Ottobre 2005

venerdì 15 aprile 2005

Caro Hillman: la recensione di Raoul Precht


Ci sono libri che cominciano a parlare al lettore già con la copertina, che può essere un’allusione, un ammicco, una spiegazione, o, come in questo caso, un primo contributo. Una lettera sotto forma di ritratto è infatti il modo scelto da Franco Battiato per partecipare a suo modo a un grande festeggiamento critico, unendosi ad altri 24 fra psicologi analitici e intellettuali di varie estrazioni e tendenze, tutti impegnati a fare il punto su quanto li accomuna ovvero, non di rado, li distanzia dall’insegnamento di James Hillman. Già discepolo di Jung a Zurigo, fondatore in seguito della psicologia archetipica – di discendenza junghiana, ma resasi ben presto autonoma nei suoi obiettivi e nel modo di procedere più ancora che nei postulati teorici -, Hillman sta al gioco con grande finezza e ironia, rispondendo con una grazia d’altri tempi a tutte le missive, anche a quelle più critiche, e avvalendosi di tutti gli strumenti della dialettica, comprese l’ironia, la diplomazia e non da ultimo una certa evasività.

D’altro canto, anziché ricevere dall’Italia il solito volume di studi “in omaggio di” che non si nega a nessuno, Hillman deve vedersela qui con un’operazione di ben altra portata e intelligenza. Gli viene chiesto di rispondere infatti a vere e proprie bordate di varia provenienza, le più insidiose delle quali non sono tanto le osservazioni di colleghi di rigorosa ortodossia freudiana come Silvia Vegetti Finzi, quanto quelle di taluni junghiani “classici”, che lo considerano poco meno che un traditore e ne denunciano l’ormai irrevocabile distanza dalla pratica clinica, cui Hillman preferirebbe elucubrazioni filosofiche scarsamente produttive. Ed è proprio con i contributi – per fare qualche nome – di Augusto Romano, Mario Trevi e Marco Innamorati che la temperatura sale, il discorso s’impenna e si fa di estremo interesse. Ben lungi da una sterile laudatio, il volume curato con equilibrio e sensibilità da Riccardo Mondo e Luigi Turinese si pone al centro di una riflessione fondamentale non solo e non tanto sul futuro della psicologia analitica, quanto sulle capacità di questa psicologia di “curare l’anima del mondo”, come vorrebbe Hillman. Avremmo quasi voglia di dire che il libro acquista toni e momenti di un “giallo” classico, nel quale il lettore una volta tanto conosce già il colpevole (lo stesso Hillman), ma vorrebbe riuscire a smascherarlo, a stabilire cioè se sia davvero solo un carismatico quanto innocuo esteta, un raffazzonatore di mitologie che dalle stesse trae le figure che di volta in volta fanno comodo al suo discorso critico – insomma un abile “bricoleur”, come lo definisce Romano -, o invece un geniale pensatore, le cui teorie e costruzioni, pur basate sostanzialmente su una raffinata reinterpretazione di Marsilio Ficino e del neoplatonismo attraverso Jung, risultano oggi non solo innovative, ma in grado di indicarci un sentiero, se non proprio una strada, per il futuro.

Se alla fine i toni amichevoli prevalgono malgrado tutto su quelli critici, l’immagine di Hillman per il lettore non specialista resta – com’è giusto che sia – tanto affascinante quanto controversa. I curatori sono stati ben attenti a non imporre la loro visione, preferendo rendere varie sfaccettature non solo dell’opera dello studioso stesso, ma altresì delle varie anime che compongono lo junghismo nostrano, e invitandoci quindi a un approfondimento. E non è forse proprio questo che un libro deve fare per giustificare la sua ragion d’essere?

sabato 22 gennaio 2005

Caro Hillman: la recensione di Alessandro Defilippi


Caro Hillman, lei è un bel traditore

Scrivere di James Hillman è un po’ come scrivere del Papa. Troppo facile o troppo difficile.

Hillman, americano, ma percepito sovente, per la sua cultura e per i temi che affronta, come più europeo degli europei, è stato a volta a volta analista junghiano, direttore dell’Istituto Carl Gustav Jung di Zurigo e della rivista Spring, innovatore dello junghismo e fondatore della psicologia archetipica. Infine, oggi, che cosa: libero intellettuale, alchimista, maestro, guru? Specie in Italia, in cui i suoi libri hanno sempre goduto di un peraltro meritato successo, è molto difficile parlarne in maniera oggettiva. Ci provano, con alterna fortuna, Riccardo Mondo e Luigi Turinese, analisti dell’Aipa e, evidentemente, devoti del grande vecchio. Ma ci provano, e qui sta l’aspetto stimolante del loro tentativo, attraverso un volume insolito, colto e – perché no? – divertente, in cui hanno riunito una serie di lettere e di contributi, richiesti a figure fondamentali della cultura italiana odierna, sia specialistica, sia eccentrica. Così il libro si avvale, tra gli altri, degli interventi di Augusto Romano, Mario Trevi, Romano Màdera, Luigi Zoja, Silvia Vegetti Finzi, ma anche di una poesia di Manlio Sgalambro e di un dipinto di Franco Battiato. A questi interventi sono affiancate, brevi ed icastiche, le risposte dello stesso Hillman. Di Hillman, accennavo prima, si può dire tutto e il contrario di tutto. È certo che, negli anni ‘70, i suoi primi scritti, meritoriamente pubblicati da Adelphi, ebbero – su un terreno fecondato dal Maggio, ma presto, come ricorda Màdera, «indurito dall’esasperazione» – un impatto profondo e scardinatore. Revisione della psicologia, Il mito dell’analisi, Il suicidio e l’anima e Il sogno e il mondo infero restano a tutt’oggi pietre miliari della riflessione non solo psicoanalitica e, soprattutto, libri che scoperchiano il cervello. In anni più recenti, forse, è parso a taluni che invece la meditazione hillmaniana, dopo la rinuncia all’esercizio della terapia e l’apertura al «mondo oltre la finestra» dello studio analitico, rischiasse di diventare un’elaborata estetica o, come dice Romano una «psicologia post-moderna», priva del senso del tragico, così peculiare della vicenda umana.
Il volume è vario, direi godibile nonostante la complessità dei temi trattati, e spazia da interventi francamente e duramente critici, come quelli di Romano e di Trevi, a pagine di ricordo (ammalianti nella loro apparente vaghezza quelle di Luciano Perez), ad articoli in cui viene approfondito l’ultimo periodo di Hillman, quello dedicato all’Anima Mundi e alle sue malattie. Di grande interesse è il contributo di Silvia Vegetti Finzi, che ricorda d’aver premiato nel 2001 Hillman come «Maestro e Traditore della psicoanalisi», sottolineando le valenze positive del tradimento, come tradere, consegnare, trasmettere, e come gesto che, nel cambiamento, permette di rimanere fedeli a se stessi. La Vegetti Finzi sottolinea la caratteristica di Hillman «di non farsi mai trovare là dove si è attesi». Proprio in questo essere sfuggente, mercuriale, sta forse il suo maggior insegnamento: come annota Romano, è proprio il fascino ermetico del suo stile e del suo pensiero a spingere a difendersene «con ostinata determinazione». D’altronde, come non essere affascinati da colui che parla di una «moralità estetica», ricordando, nella risposta a Marcelllo Pignatelli, come la divisione tra estetica ed etica possa essere «dannosa per entrambe, poiché priva il mondo dell’estetica di ogni moralità e il mondo morale di ogni sensibilità». E come non pensare a tal proposito all’amato Keats quando scrive: «bellezza è verità e verità bellezza», oppure a Brodskij, che afferma: «l’estetica è la madre dell’etica»? Resta, in certi passaggi di questo testo composito, un sospetto di agiografia, rischio di ogni innovatore, odiato o amato con equivalente intensità. Certo è che non si può restare indifferenti al pensiero di Hillman, ricordando però che esso, proprio per la sua seduzione incantatrice, andrebbe meditato con forte consapevolezza critica, e sfrondato da quello che talora pare un certo autocompiacimento.

Pubblicato in Tuttolibri, settimanale di La Stampa del 22/01/2005

venerdì 14 gennaio 2005

Presentazione del Romanzo "Frammenti di sogno nei giardini di Efesto" di Carmelo Guardo. Siracusa 14 Gennaio 2005



                                     
                                   Interventi

                     Lucia Arsì, Riccardo Mondo, Egidio Ortisi

               
                            letture di Eugenio Santovito

                          presente l'autore Carmelo Guardo

         Salone delle conferenze dell'Ordine dei Medici, Siracusa.
 
                     Corso Gelone 103, 14\01\2005, h. 19,00.

                   
                   Vedi CENTRO CULTURALE EPICARMO